Milo Infante

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Il fatto del giorno

Vuole giocare a Bingo Lascia i figli per 6 ore in auto

Può una madre abbandonare in macchina i propri figli e il fratello disabile per 6 ore, sotto il sole, per andare a  giocare a Bingo? A quanto pare sì, ed è questa la storia che arriva da Chieti, protagonisti una madre di trent’anni, i suoi due bambini di 6 e 8 anni e il fratello disabile, impossibilitato a muoversi e costretto a chiedere aiuto ai carabinieri dopo essere stato prigioniero per oltre 6 ore di fila in una macchina con i suoi nipotini. Niente credito sul telefonino per poter chiamare qualcuno in grado di convincere la donna a tornare dalla sua famiglia, nessuna possibilità di muoversi da solo a causa del suo handicap.

pattuglia_di_carabinieriUna storia assurda ma simile a tante altre, quella di Chieti. Che vede da un lato la passione, travolgente e irrefrenabile per il gioco d’azzardo e dall’altro l’amore per i propri figli, quest’ultimo costretto a soccombere, schiacciato, annientato  dal demone del gioco. Quando i carabinieri arrivano al parcheggio della sala Bingo faticano a credere ai loro occhi, ed è facile immaginare lo sgomento  e forse anche la rabbia del militari di fronte alla scena che si presentava loro e alle scuse della madre che si mostrava stupita del tempo trascorso così velocemente. Già, 6 ore di fila a spulciare numeri su una cartellina possono sembrare un attimo, quando ci si diverte: e al diavolo tutto il resto, famiglia compresa.

Il giusto epilogo della vicenda sarebbe forse stato quello dei carabinieri che si portano via  bambini e zio per affidarli a qualcuno di più responsabile. Ma Chieti è in Italia, e da noi i figli magari te li portano via se sei povero e non hai di che mantenerli, ma se sei una madre sciagurata e anch’essa bisognosa di disintossicarsi dalla dipendenza dal gioco, al massimo ti denunciano per abbandono di minore. Tutto bene, almeno fino alla prossima maratona di Bingo.

Don Antonio Mazzi, proprio qualche tempo fa su questo sito, si chiedeva quale Stato possa permettere il dilagare del gioco d’azzardo, promuovere e incentivare in ogni modo quello che universalmente è riconosciuto come una forma di dipendenza delle più gravi. Si chiedeva, don Antonio, se almeno non fosse il caso di proibire le sale gioco nei pressi delle scuole, ed aumentare i controlli per evitare che i minori, anche su internet, facciano del poker e delle altre forme d’azzardo il loro gioco preferito, il loro passatempo, la loro nuova droga.

Giuste osservazioni, sacrosante richieste. Ma, caro don Antonio, come tu ben sai siamo in Italia. E da noi, lo Stato, sulle dipendenze dei suoi cittadini, dal fumo al gioco d’azzardo, ci campa. Peccato se qualcuno, per questo, ci crepa. Fa parte del gioco.

 

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