Già a casa l’assassino di Bea Per la legge non è pericoloso
Già a casa l’assassino di Beatrice.
Ci voleva giusto un premio per questo operaio 39enne che una settimana fa ha ucciso, investendola con la sua auto, Beatrice Papetti, 16 anni appena e tanta voglia di vivere spazzata via dall’auto guidata a folle velocità da Gabardi El Habib. Ci ha pensato il solito giudice di buon cuore a tirarlo fuori di galera e a rimandarlo comodo comodo a casa sua, con la semplice accusa di omicidio colposo e omissione di soccorso, e poco importa se per una settimana si è nascosto fino al momento in cui ha sentito ormai vicini gli investigatori e ha deciso si costituirsi.
Lui, operaio e ambulante, separato e con un figlio di 7 anni, dopo aver travolto Beatrice e averla lasciata in fin di vita a pochi metri dalla sua abitazione era scappato, riuscendo a far perdere le sue tracce. Invece di fermarsi e di prestare soccorso aveva deciso di dileguarsi nel nulla, fuggendo dalle sue responsabilità e forse dall’ultima possibilità di aiutare la ragazzina che aveva travolto.
Di lui non sapremo mai se era ubriaco, al momento dell’incidente, o se aveva assunto droghe. Agli investigatori ha semplicemente detto che si stava costituendo dopo aver parlato col suo Imam e che la sua coscienza gli rimordeva. Una coscienza tutto sommato tollerante, a giudicare dal tempo che ha impiegato ad avere la meglio sulla decisione di El Habib di fuggire nella speranza di farla franca.
Nerio Papetti, il papà di Beatrice, si è limitato a dire quello che chiunque di noi avrebbe detto al suo posto. “Le leggi italiane me l’hanno uccisa una seconda volta. Quella di questo giudice è una decisione inaccettabile”.
La pensa come lui pm di Milano Laura Pedio, titolare delle indagini condotte dai carabinieri, che aveva chiesto il carcere come misura cautelare per il marocchino. Ma per il Gip di Milano, Alessandro Santangelo, El Habib non è un tipo pericoloso. Non corriamo il rischio che reiteri il reato, inquini le prove, oppure scappi.
Curiosa, se mi permettete, la memoria difensiva dell’avvocato del marocchino, secondo il quale El Habib non è un pirata della strada. Facciamo fatica a credergli, dal momento che il suo cliente oltre a scappare lasciando una bambina a morire sulla strada, ha fatto anche di tutto per nascondere nel garage di un amico la macchina con la quale l’aveva investita.
Come ho già scritto qualche tempo fa, in Svizzera se non paghi una multa finisci in galera. In Italia nemmeno se ammazzi una ragazzina ti mettono dentro. E guai a chiamarli pirati della strada. Altrimenti rischi che qualche avvocato si offenda e un giudice ti condanni per diffamazione. Benvenuti in Italia.
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