Milo Infante

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Il mio bambino

Bimbi e allergie attenti ai luoghi comuni

Bimbi e allergie: Il 14-17 Aprile, si è tenuto a Bari il 12° Congresso Nazionale della Società Italiana di Allergologia ed Immunologia Pediatrica (SIAIP). Nella sessione “Focus sulla prevenzione dietetica delle allergopatie” il prof. Vito Miniello, docente di Pediatria e Nutrizione dell’Età Evolutiva presso l’Università di Bari, ha trattato un tema di estrema attualità sul quale sopravvivono tenaci credenze popolari e generici quanto infondati “consigli medici”. L’inquietante incremento della prevalenza delle patologie allergiche, registrato durante gli ultimi decenni in contesti sociali con stile di vita di tipo occidentale, ha polarizzato l’attenzione della comunità scientifica sulle possibili strategie di prevenzione dietetica primaria che partono dal grembo materno, coinvolgono la dieta della mamma che allatta, il tipo di latte artificiale per i piccoli non gratificati dal seno materno e approdano al seggiolone con le prime pappe. Le strategie preventive, precisa Miniello, vanno adottate solo per quei lattanti “ad alto rischio” di sviluppare malattia allergica. Avere in famiglia uno o due componenti affetti (anche in passato) da dermatite atopica, allergia alimentare, rino-congiuntivite od asma rappresenta a tutt’oggi l’unico parametro attendibile per predire il rischio atopico. Questo diventa più elevato in caso di doppia ereditarietà (entrambi i genitori o un genitore e un fratello) rispetto alla singola familiarità. La mamma in attesa di un bambino a rischio di sviluppare allergia deve seguire una dieta di eliminazione dei principali alimenti allergizzanti quale uovo, pesce, frutta secca, latte vaccino intero e derivati (formaggi)? E’stato evidenziato che gli studi finalizzati a valutare l’effetto dell’eliminazione di allergeni alimentari durante la gravidanza e l’allattamento non hanno dimostrato alcuna riduzione dell’allergia alimentare nel bambino a rischio. Tutt’altro! Sembrerebbe che il passaggio per via transplacentare degli allergeni alimentari assunti dalla gestante o dalla nutrice costituisca una precoce e naturale “presentazione” utile a sviluppare la tolleranza verso l’alimento potenzialmente allergizzante. Per quanto riguarda il pesce, vi sono fondate evidenze che il suo consumo costante durante la gravidanza (2-3 volte a settimana o più) possa ridurre sensibilmente il rischio di sensibilizzazione allergica. L’unica limitazione nella dieta della mamma in attesa o che allatti va imposta, per i grassi “trans”, spacciati sulle etichette con il più rassicurante e bucolico termine “grassi vegetali idrogenati”, responsabili di incrementare il rischio scientificamente documentato di sviluppare, a medio e lungo termine, dermatite allergica nel bambino e la più temibile malattia cardio-vascolare. A differenza di quanto si credesse in passato, i grassi trans attraversano la placenta e sono incorporati nei tessuti fetali; inoltre, sono trasferiti dal latte della mamma golosa al piccolo: una dote decisamente sgradita! A tali rischi si è costantemente esposti dal momento che questi grassi sono contenuti in alimenti insospettabili di larghissimo consumo quali prodotti da forno (panini per sandwich, dolci, cornetti, biscotti, cracker, grissini) margarina, patatine fritte confezionate e popcorn da far scoppiettare allegramente nel forno a microonde. Anche sul fronte del divezzamento non mancano novità confortanti. Pare che la cosiddetta “finestra di tolleranza”, periodo in cui cimentarsi con i nuovi alimenti semisolidi senza incorrere nel rischio di trovare un sistema immunitario impreparato a processare i nuovi intrusi, sia compreso tra il quarto ed il sesto mese. E le limitazioni o la ritardata introduzione di alimenti allergizzanti, quali uovo e pesce, per i lattanti predisposti ai guai allergici, tanto raccomandata in passato? No problem! Rassicura Miniello: una par condicio anche per gli atopici. Pare che non ci sia differenza tra questi e i “colleghi sani” nel rischio di sviluppare allergia. Per il grano bisogna però ricorrere all’aiuto del latte materno. La sua introduzione in corso di allattamento al seno ridurrebbe l’incidenza di intolleranza e celiachia. Tra le tante risorse, conclude il nutrizionista, il latte materno estrae dal cilindro l’ennesima sorpresa: sembra che Madre Natura abbia previsto questa prima “scappatella” dal seno, anteponendo l’affetto all’orgoglio.