Milo Infante

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Il fatto del giorno

A Lampedusa nemmeno il dolore ferma retorica e ipocrisia

Nemmeno il dolore di fronte all’ultima immane tragedia dei migranti riesce a fermare la retorica e l’ipocrisia che in questi giorni ha pervaso il nostro Paese. Nemmeno  davanti allo strazio che si prova quando le immagini si soffermano su quelle piccole bare bianche poste accanto alle altre centinaia riusciamo ad essere onesti fino in fondo. Riconoscendo, innanzitutto, che per evitare simili tragedie, la prima cosa da fare è impedire che quelle carrette del mare partano dai porti della Libia, giusto per fare un esempio. Impedire che centinaia di persone siano costrette ad affrontare viaggi pericolosissimi su imbarcazioni che spesso rimangono a galla per miracolo  e molte altre volte affondano in alto mare senza che nessuno ne sappia più nulla. Hundreds Of African Migrants Feared Dead Off The Coastline Of Lampedusa

Nel consueto gioco delle parti (quello dello scaricabarile) il ministro dell’Interno Angelino Alfano  nel suo discorso alla Camera ha ricordato ai suoi colleghi che in futuro ce ne saranno altre, di stragi come questa. Forse però sarebbe stato più onesto  provare a chiedersi se negli ultimi vent’anni il nostro Paese sia davvero riuscito ad attuare una valida politica  sull’immigrazione, ad di là dei proclami e, come detto, dell’inevitabile retorica che accompagna questi drammatici eventi. Magari avrebbe potuto, Angelino Alfano, provare a chiedersi come sia possibile che un’imbarcazione stracolma di migranti, in palese difficoltà, sia potuta arrivare a poche centinaia di metri dal porto di Lampedusa senza che nessuno se ne accorgesse. Marina Militare, Guardia di Finanza, neppure la Forestale, che quest’anno giusto per dare una mano al turismo, fermava i gommoni dei turisti a 200 metri dalla riva per verificare che “l’armatore” non si fosse dimenticato di pagare la tassa di stazionamento o il bollo del motore.

Nel suo feudo di Varese ha subito replicato l’ex ministro dell’interno Roberto Maroni, attribuendo la responsabilità all’interruzione dei rapporti con i Paesi d’origine dei migranti che lui aveva promosso quando era ministro.

Non di meno il  ministro Kienge ha annunciato che presto la Bossi Fini, e  con essa il reato di clandestinità, scomparirà. Bene, benissimo. Peccato  non abbia spiegato, il ministro Kienge, quale sia la sua proposta alternativa e come intenda il governo Letta, affrontare il tema dell’immigrazione clandestina. img913375

Partiamo innanzitutto dal presupposto imprescindibile che ci troviamo di fronte ad una vera e propria emergenza mondiale, legata a milioni di persone che “vivono”  in condizioni di miseria e povertà indescrivibili. Diciamo anche che è un nostro dovere cercare per quanto sia possibile di portare soccorso ed aiuto a questo popolazioni, spesso massacrate e violentate nei loro Paesi da quegli stessi uomini che noi occidentali abbiamo negli anni provveduto ad armare, foraggiare, e in qualche caso persino a mettere al potere. Ammettiamo pure che sia davvero di finirla di girare la testa dall’altra parte, di far finta che carestie, fame e soprattutto guerre oltre i nostri confini non ci riguardino (vedi la Siria tanto per fare un esempio) e che i bambini nei campi profughi non muoiano ogni giorno a centinaia di fame , stenti e altro.

Ma detto ciò dobbiamo, prima abbandonarci alla facile retorica e ai proclami tipo “nessuno è straniero” bisogna  anche fare i conti con un Paese, l’Italia, che attraversa la peggiore crisi degli ultimi trent’anni. Un Paese dove la disoccupazione giovanile ha superato la soglia del 40%, le aziende chiudono e fuggono all’estero e gli stranieri si comprano per un tozzo di pane i nostri gioielli più pregiati.

Un Paese, l’Italia, dove il lavoro è un diritto ma solo sulla carta, come detto, e dove anche la casa può diventare un sogno proibito, provate a chiedere alle centinaia di migliaia di persone (la metà almeno a Milano extracomunitari) che attendono di scalare una  graduatoria  infinita per ottenere un alloggio.

Potrei dilungarmi all’infinito, ma la nostra situazione la conoscete meglio di me. Ecco quindi che mi chiedo: cosa pensiamo di offrire ai migranti? Quale sarà il destino, tanto per tornare alla tragedia di Lampedusa, dei sopravvissuti? Cosa ne sarà di loro quando l’inutile fascicolo aperto per la violazione del reato di clandestinità dalla Procura della Repubblica avrà fatto il suo corso?

Fino troppo facile prevederlo. Così come lo è immaginare le conseguenze future di una (non) politica dell’immigrazione: nuove tragedie, molti sbarchi. E tanta, tanta retorica…

 

 

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