Maroni cambia la Lega Via Bossi, Sì allo ius soli
La Lega di Maroni cambia volto, e mentre si prepara a cacciare Bossi apre allo ius soli. Una vera e propria svolta, quella che si appresta ad affrontare il partito nato sotto lo spadone dell’Alberto da Giussano (anche a lui a rischio epurazione, per la verità) e oggi si ritrova guidato dall’ex ministro dell’Interno Bobo Maroni.
Ma andiamo per ordine. La riunione di domenica scorsa, che negli intenti dei dirigenti leghisti avrebbe dovuto rappresentare una sorta di “giornata della pacificazione” all’interno del movimento si è invece rivelata per quello che tutti temevano: una rottura definitiva con il passato che si traduce in una presa di distanza corale da parte dell’attuale dirigenza leghista nei confronti del vecchio capo, ormai praticamente solo nel suo ufficio “Fortapache” di via Bellerio . Altro che padre nobile, Bossi rischia di fare la fine peggiore, eliminato dai suoi stessi figli, al pari di suoi illustri predecessori. Che la fine di Bossi sia segnata è tutta nelle parole di tale Fabio Ranieri, sconosciuto segretario della Lega Nord dell’Emilia che al più bel tacer ha preferito arringare i giornalisti ipotizzando (e auspicando?) che Bossi vada espulso dal movimento. «Quando lui era segretario – ha detto Ranieri – chiunque si fosse comportato così sarebbe stato allontanato». Chissà cosa ne pensano nelle valli di Brescia e Bergamo, i vecchi leghisti, di questo giovane leone.
Ma la Lega 2.0 (che per nemici di Maroni starebbe ad indicare l’obiettivo elettorale di Maroni) ha anche altre sorprese in serbo in grado di far tremare più di qualche irriducibile del “celodurismo”. L’inaspettata apertura nei confronti dello Ius Soli ad opera del governatore del Veneto Luca Zaia, ad esempio. “I bambini che sono nati qui e vanno a scuola qui – ha detto Zaia – meritano un ragionamento al di là dello ius soli anche perché spesso parlano il dialetto quasi meglio di me. Sono bambini che in molti casi hanno identità veneta e non quella del Paese d’origine della loro famiglia, cosa che è accaduta spesso ai nostri emigranti”. Brevi ma intense considerazioni sulla cui solidità politica, di certo, in più d’uno si starà in questo momento interrogando. Più prudente invece il governatore del Veneto su Bossi, liquidato con un semplice “no comment” .
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