Milo Infante

blog personale

Affari di famiglia

Contro la violenza alle donne, aiuti concreti

Un Fondo di Garanzia e di Solidarietà per le donne maltrattate. Non bastano i decreti a costo zero per arginare la violenza intrafamiliare.

 Finalmente il Senato ha approvato il decreto legge per porre argine alla violenza in famiglia, allo stalking e più in generale all’odioso fenomeno del femminicidio.

Si tratta di un passo avanti. Su questo non c’è dubbio.

L’AMI da sempre aveva invocato, anche con due congressi nazionali, il varo di una legge che mirasse a prevenire e a reprimere l’intollerabile fenomeno delle violenze intrafamiliari e contro le donne.

Ecco i punti salienti di tale decreto:

  1. Pene più severe: aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore e/o se la vittima è in gravidanza e/o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno ( anche se non convivente);
  2. Arresto obbligatorio in flagranza: previsto per i reati di maltrattamenti e stalking. Le Forze dell’Ordine saranno obbligate al fermo di colui che viene sorpreso in un atto di violenza domestica o di stalking;
  3. Allontanamento del coniuge violento da casa: le Forze dell’Ordine hanno la possibilità di allontanare il coniuge o il convivente da casa se sussiste un rischio per l’integrità fisica della donna. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico;
  4. Querela irrevocabile per violenze e maltrattamenti: si intende con tale disposizione evitare il rischio di pressioni al fine di far rimettere la querela alla persona offesa;
  5. Causa giudiziaria preferenziale: i tribunali daranno precedenza ai processi per femminicidio e maltrattamenti;
  6. Patrocinio gratuito per chi è vittima di stalking o di maltrattamenti;
  7. Permesso di soggiorno alle vittime straniere;
  8. Vittime informate sull’iter giudiziario: le vittime saranno costantemente informate sulla posizione giudiziaria dell’indagato (se si trova in carcere o in libertà etc.).

Si tratta di misure importanti che però hanno dato spazio a vivaci confronti tra gli addetti ai lavori.

Le questioni più controverse hanno riguardato e riguardano ancora l’irrevocabilità della querela (per i maltrattamenti già si procedeva d’ufficio) e il potere delle Forze dell’Ordine di allontanare il coniuge/compagno violento da casa.

Rendere irrevocabile la querela per stalking, secondo l’avv. Valerio Spigarelli (Presidente Nazionale Unione Camere Penali) potrebbe vanificare la possibilità di individuare una spontanea inversione di rotta dello stalker, mentre il potere attribuito alle Forze dell’Ordine di allontanare il violento, senza il vaglio di un giudice, potrebbe dare corso ad eccessi ed abusi.

Grande soddisfazione generale si è registrata per l’adozione del braccialetto elettronico di cui l’AMI aveva invocato a gran voce l’utilizzo.

L’unico sistema per monitorare uno stalker (e talvolta una stalker) è questo.

È noto, infatti, che il 40 % delle denunce contro i molestatori non solo non hanno fatto desistere i carnefici, ma li hanno addirittura incattiviti fino ad arrivare al gesto estremo.

Resta però da fare una considerazione piuttosto amara. Come tutti i decreti “a costo zero” si cerca di risolvere problemi sociali con i pannicelli caldi.

Il 70% delle donne vittime di violenza non sporge denuncia per paura che la carcerazione del loro carnefice determini l’impossibilità della famiglia di sopravvivere.

Mandare in galera un marito o un convivente more uxorio spesso significa andare sul lastrico con i figli.

Questo dato non è stato valutato dal legislatore.

Orbene, se da un alto la legge 154/01, introducendo gli ordini di protezione sia in sede civile che penale, ha previsto che il giudice possa obbligare il presunto colpevole (allontanato da casa) di erogare una somma mensile a titolo di mantenimento della famiglia, vi è da ricordare che in corso di misure cautelari custodiali tale garanzia economica scompare.

Che fare in questi casi?

Occorre garantire la sopravvivenza alle donne e ai loro figli se si vuole incentivare le vittime a denunciare i carnefici.

Dunque occorre istituire un Fondo di solidarietà e garanzia che provveda in casi estremi al sostentamento delle vittime. Se non si investe nella lotta alla violenza intrafamiliare, anche in termini di sostegno economico, non ci sarà braccialetto elettronico che tenga e tutto rischierà di restare come prima.

 

Avv. Gian Ettore Gassani

Presidente Nazionale AMI