Milo Infante

blog personale

Il Giramondo

Copenaghen paradiso dei ciclisti

Copenaghen vale una toccata e fuga fuori dall’Italia (o anche di più), lasciando a casa i soliti pregiudizi sulla freddezza dei suoi abitanti e del suo clima freddo. La capitale della Danimarca invece stupisce per la sua vivacità, le sue contraddizioni, il suo essere moderna e allo stesso tempo orgogliosa delle sue tradizioni. E  sorprende – noi italiani soprattutto – per l’attenzione all’ambiente, per l’utilizzo delle energie rinnovabili e della mobilità sostenibile.

Il mezzo migliore per visitarla è infatti la bicicletta: basta solamente un euro per noleggiarla usufruendo del bikesharing cittadino (info: tel +45 36164233, bycykle.dk). I duecento chilometri di piste ciclabili permettono di raggiungere ogni punto della città e dintorni e i ciclisti hanno sempre la precedenza (visite guidate sulle due ruote con Biking Copenaghen: tel +45 29899373, bikingcopenaghen.com; tour individuali con una guida gps audio-video di Bike the City: tel. +45 33140717, bikethecity.dk).

 

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Il classico giro turistico comprende la visita alla Sirenetta, uno dei simboli della città omaggio alla favola di Hans Christian Andersen, che se ne sta annoiata e triste adagiata su uno scoglio del lungomare (non a tutti piace, infatti fu decapitata da ignoti  per ben due volte, nel 1964 e nel 1998). Tappe da annotare sul diario di viaggio sono il palazzo reale di Amalienborg (residenza invernale della regina; info: tel. +45 33122186, http://dkks.dk/amalienborgmuseet), Parco Tivoli (il più antico parco divertimenti del mondo; Vesterbrogade 3, tel. +45 33151001, tivoli.dk ), il Natmus Museum (Museo nazionale, Prinses Palae Freriksholms Kanal 12, tel. +45 33134411, natmus.dk), la Round Tower (il più antico osservatorio funzionante in Europa; Købmagergade 52A, tel. +45 33730373), il Ny Carlsberg Glyptotek (la collezione privata fondata da Carl Jacobsen, ricca di capolavori dell’impressionismo francese, tra i quali Monet, Gauguin e Van Gogh; Dantes Plads 7, tel. +45 33418141, glyptoteket.dk). Di rigore la pausa pranzo o la cena nei localini del canale Nyhavn, uno dei luoghi più pittoreschi della città. Lo struscio dello shopping si fa nella via pedonale Strøget (che nel tardo pomeriggio, tra Nytorv e Hojbro Plads, si trasforma in un circo improvvisato con artisti di strada e musicisti), per trovare originali oggetti di antiquariato e modernariato il posto giusto è il quartiere Nørrebro, Bredgade è invece la via negozi di design e di arte decorativa.

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Ma se fin qui pensate che Copenaghen sia una città noiosa, lasciate alle spalle tutti i vostri tabù e oltrepassate l’ingresso di Christiania (metropolitana più vicina: Christianshavn). “Fristad”, la città libera (il suo simbolo sono tre cerchi rossi allineati in orizzontale), fu fondata nel 1971 da alcuni hippie che occuparono una base navale dismessa a poca distanza dal centro cittadino e realizzarono il proprio sogno di una comunità alternativa. Erano gli anni della guerra in Vietnam, delle contestazioni globali, dei movimenti pacifisti e del terrorismo. I fondatori di Christiania cercarono di mettere in pratica i propri valori anticonformisti, negando le strutture gerarchiche, le logiche economiche e politiche del momento. La comunità ha resistito fino a oggi, grazie a uno status legale avvolto nel limbo, coltivando il mito dell’indipendenza: qui vivono quasi mille persone, distribuite in cinquanta collettivi che si dedicano a diverse attività artigianali, cultuali e teatrali. Le auto sono bandite, i negozi equosolidali vendono cibi biologici, ci si sposta solo con la bicicletta all’interno di una natura bellissima. Molti turisti giungono qui da tutta Europa attirati soprattutto dalla possibilità di comprare liberamente hashish e marijuana in Pusher street (code di uomini e ragazzi stazionano davanti ai chioschi della via principale che vendono fumo), ma c’è ben altro da scoprire. L’ufficio informazioni organizza visite guidate dagli stessi abitanti di Christiania per comprendere meglio che questo posto non è solo droghe e trasgressione (ogni giorno dal 26 giugno al 31 agosto, ogni finesettimana il resto dell’anno; tour alle ore 15 dall’ingresso principale, in inglese e in danese; costo 40 corone in contanti).christiania1

Chiristiania è una miscela di case costruite con materiali ecologici e creativi, di laboratori, gallerie, locali musicali e ristoranti economici. Il Loppen è una sala da concerti alternativa, ospitato in un vecchio salone dell’esercito. Raggae, punk, elettronica, musica etnica e hard rock sono i generi più suonati (tel. +45 32578422, loppen.dk). Un’altra sala concerto è la Grey Hall: qui negli anni si sono esibiti artisti internazionali come Bob Dylan e i Metallica (cristiania.org). La Gay House invece è molto più che un luogo d’incontro culturale per gay: la casa è utilizzata per progetti culturali, spettacoli teatrali e musicali, mostre eventi (tel. +45 32959872, boessehuset.dk). Morgenstedet è un ristorante vegetariano biologico dove i piatti del giorno variano a seconda dello chef di turno (morgenstedet.dk), mentre l’atmosfera è ancora più internazionale al ristorante Spiseloppen con cuochi e camerieri provenienti da ben sedici paesi diversi (spiseloppen.dk). Christiania Smedie è la più antica azienda di Freetown e produce le famosissime biciclette con cassone anteriore che permette di accomodare bambini, animali e qualsiasi altra cosa (tel. +45 32548748; christianiabikes.dk): possederne una è quasi un privilegio, sia per il prezzo sia per la produzione limitata.

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Il consiglio è girovagare per Christiania cercando di cogliere i suoi aspetti più autentici. Nonostante i negozi di souvenir e le bandiere jamaicane (i turisti sono 1,5 milioni all’anno). E la constatazione che Pusher Street è ormai una impresa commerciale altamente strutturata (secondo stime della Polizia il commercio delle droghe qui frutta un milione di corone all’anno) e che ormai è diventata un problematico snodo di transito del traffico di droghe che entrano nei Paesi scandinavi. L’atmosfera di Freestad oggi è certamente anacronistica, il sogno hippie si è schiantato contro l’accordo di usufrutto che la comunità ha dovuto sottoscrivere con il comune di Copenaghen per poter rimanere dov’è. E accettare il concetto di proprietà privata sborsando 10,2 milioni di euro , contro la stessa ideologia che era alla base di questa società anticonformista: l’idea che la proprietà corrompe ed è immorale.

E se pensate che questo sia un buon posto per trasferirvi, non fateci affidamento: per entrare a far parte della comunità occorre essere giudicati da un’apposita commissione secondo criteri rigidissimi in barba allo spirito di accoglienza e di integrazione.